Congo, una storia sbagliata. Un viaggio nella storia dell’Africa

Congo, una storia sbagliata. Un viaggio nella storia dell’Africa

Dopo un caffè amaro, sorseggiato guardando il sole iniziare a far capolino nello skyline di Milano, prendo lo zaino, le mie cuffie auricolari, lo smartphone e chiusa la porta mi avvio a prendere la metropolitana.
E’ una classica mattina di lavoro, un po’ fredda, un po’ algida.

Passeggio sul marciapiede, la mia destinazione è chiara: l’ufficio. Scorro tra le App, apro come sempre Spotify e cerco avidamente tra i podcast qualcosa che mi accompagni nel tragitto in metro.
Non ho voglia di musica. Mi colpisce il nome: “Congo, una storia sbagliata“. Tap, play.

Congo

Una storia sbagliata

E’ la prima volta che parliamo di un podcast, su queste pagine. Iniziamo proprio con quello che, lo dice il suo sottotitolo, si chiama “una storia sbagliata“.
Cosa può avere di sbagliato la storia di un Paese?” – mi domando. Dunque ascolto, in attesa di una risposta.

Paolo Colombo: la voce narrante

Il podcast inizia. Mi rapisce.
A tenermi ancorato è la voce di Paolo Colombo. E’ uno storico, un docente universitario, un narratore ineccepibile.
La voce è chiara, scandisce bene le parole. Immersiva.
Questo non è il suo primo podcast, lo si intuisce. Allo stesso tempo è la prima volta che un professore universitario ruba perentoriamente la mia attenzione, la catalizza verso il flusso dei racconti.

Congo

Il podcast ha un tema, ampio, articolato, complesso, ed è la storia del Congo, dell’Africa, del mondo.
E’ una storia di colonialismo, di cultura, di segregazione, di violenza, di economie sbagliate. E’ una storia come tante del nostro mondo.

Mappamondo - Africa

Congo, una storia sbagliata è un podcast che si sviluppa su otto puntate.
Il viaggio narrativo inizia con un viaggio nel mondo delle estrazioni minerarie, del consumismo sfrenato, nel mondo dell’elettronica di consumo, delle diseguaglianze sociali.
Ed eccoci approdati in Congo. Minerali, ricchezza potenziale, guerre intestine, povertà, colonizzazione.
Inizia così una storia che, da sempre, si dimostra sbagliata.

Un altro passo lo si fa subito dopo. Si viaggia verso il lessico, i termini utilizzati per parlare d’Africa. Ricorrono, nel linguaggio quotidiano, non meno che in quello politico, termini sbagliati: razza, etnia, etnologia (temi che abbiamo già affrontato qui su: L’invenzione delle razze).
Ed eccoci pronti ad un tuffo nella storia. La scoperta del territorio africano, l’inizio della tratta degli schiavi.

Livingstone, Apartheid, Dittatura

Ci troviamo catapultati in un’epoca antica, di scoperta, di conquista, di colonialismo. Percorrendo i passi accompagnati da Livingstone finiamo catapultati in una dimensione oggi assurda, dove presunti scopritori assurgono al ruolo di negrieri. Conosceremo Henry Morton Stanley, poi Leopoldo II di Belgio, la nascita della colonia del Congo Belga, le prime accuse morali, le prime accuse ai grandi e potenti del tempo da parte di personaggi “scomodi”, come Mark Twain.

L’opinione pubblica inizia ad essere stimolata, le idee fermentano, la condanna a certe pratiche coloniali si fa sempre più ampia. Collassano, almeno formalmente, i primi schemi politici ed economici.
Nel 1960 il Congo diventa un paese indipendente. Lumumba diventa presidente. Inizieranno anni di caos per un paese già turbato e ferito nel profondo della propria anima.
Arriva in Congo anche Ernesto Guevara, storie di cui purtroppo la storia poco parla. La sua rivoluzione non fermenta in un paese devastato, fin troppo annichilito nell’orgoglio, nella voglia di riscatto.

La CIA, le potenze del nuovo colonialismo politico, gli stati occidentali scendono in campo.
Inizia una nuova partita. Sale al potere Mobuto, diventerà presidente, sarà dittatore. Si instilla nella società un sogno di nazione, di valori nazionali, di identità. Il Congo torna Zaire (un nome datogli dall’occidente). Ma il resto del mondo sta correndo, evolvendo, cambiando.

Un leone con i guantoni

Una parentesi si apre. Si vola lontani dal Congo. Si approda negli Stati Uniti d’America.
Qui la rivoluzione nera è in fermento. Le voci di Martin Luther King e di Malcom X si alzano al cielo. Le masse scendono in piazza. La segregazione razziale deve finire.
Anche un uomo, con meno parole e più muscoli, prenderà posizione. Lo farà in modo forte: Cassius Clay rinuncia al nome impostogli, sceglie di chiamarsi Muhammad Alì.

Sono anni di fuoco.
Sono anni di assurda violenza.
Sono anni di sfide. Come quella che Alì lancia a Foreman. Nero contro Nero. Nero d’Africa – con la sua storia nel sangue – contro Nero d’America – figlio devoto di uno stato che gli nega i diritti.
Una sfida che prenderà vita in Congo. Si combatterà li.

Puntate emozionanti, vibranti. La storia diventa sempre più coinvolgente, racconti dal ring, racconti dalle strade, racconti dal mondo politico. Tutto si miscela, il sudore che scorre per otto riprese, le grida della folla, la campanella del ring che tintinna. Otto riprese, una vittoria. Un riscatto sociale, culturale.

Tutto cambia, nulla cambia

L’enfasi della battaglia cala. Torna il silenzio.
Torniamo al Congo di oggi, ricco eppure poverissimo. Torna, come main theme, la musica di De Andrè: è una storia da dimenticare, una storia da non raccontare, una storia un po’ complicata, una storia sbagliata…

Mentre fuori piove

Mentre fuori piove, le mattine d’autunno si fanno più algide. Il podcast giunge al termine.
Resta un po’ di magone, otto puntate interessantissime, coinvolgenti. Un percorso narrativo intrigante, colto, semplice eppure profondo. Guardo lo smartphone, mancano pochi secondi, basta un attimo e tutto sarà finito.
E’ una storia che resta, dentro, tra testa e cuore. E’ un’altra piccola briciola che alimenta la coscienza.

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