Ci eravamo lasciati, qualche articolo fa, a Bordeaux.
Dopo una lunga passeggiata per il centro storico della cittadina francese, immersi in un’atmosfera dinamica e frizzante, abbiamo provato a seguire un percorso che ci conducesse alla scoperta di alcune delle attrattive più interessanti, e belle, da vedere a Bordeaux.
Bordeaux: gli Chartrons
Non ci eravamo soffermati sul quartiere conosciuto come Quartier des Chartrons. Avevamo scelto di presentare, in questo secondo ed ultimo articolo sulla città bordolese, una piccola porzione di città e il villaggio di Saint Emiliòn perchè connesse da un filo comune, il vino.
Chartrons è il quartiere, probabilmente, più animato della cittadina. Negozi di antiquariato, pub, ristoranti, bistrot si affacciano sulle piccole e bellissime stradine della zona, creando un’atmosfera brillante e animata.
Verrà facile, al visitatore curioso, perdersi tra le vetrine, osservando, curiosando e comprando accessori trendy per la casa, oggetti antichi, pane appena sfornato, spizzicare e sorseggiare qualcosa scambiando chiacchiere e sorridendo al mondo.
Il Museo del Vino e del Commercio di Bordeaux
In realtà, oltre alle atmosfere gioiose del quartiere, a Chartrons c’è una tappa che ogni curioso ed appassionato di vino dovrebbe fare: il Museo del Vino e del Commercio di Bordeaux.
Questo luogo non è da intendersi come un classico museo, ma è un viaggio storico-esperenziale che ci racconta le vicende economico-sociali della città di Bordeaux, che com’è facile immaginare sono strettamente legate al vino!
Lungo il percorso si incontrano pannelli informativi, ad integrazione dei materiali esposti, che ripercorrono le vicende della cittadina dalla sua fondazione fino quasi ai nostri giorni. La conquista inglese, i mercanti, le produzioni enoiche… il legame col fiume, il commercio… insomma, un completo e (diciamo) approfondito viaggio nel passato.
Assaggi e confronti
Dopo aver seguito e completato il percorso tracciato all’interno del palazzo, tra botti, barche, reti da pesca, cavatappi, sugheri, torchi e bottiglie (ma anche libri, documenti commerciali, quadri, stampe ecc.) ci si ritrova in una stanza – che è anche l’ingresso – per un momento di condivisione: la degustazione. Insieme a viaggiatori di ogni dove, con a condurre la degustazione una delle guide del museo, si può godere di un momento di socialità.
Si stappa, si assaggia e si discute di vino. Ed in questi momenti si ha una calda e meravigliosa fusione di idee: i francesi raccontano del proprio vino, noi, italiani, delle nostre particolarità enologiche (si, ho avuto l’occasione di parlare del Fiano di Avellino, del Greco di Tufo e del Taurasi a bevitori giapponesi, spagnoli e francesi!), gli spagnoli delle loro esperienze, e chi più ne ha, più ne racconti!
Infine, per chiudere il momento di approfondimento – parlando di Sauternes –abbiamo assaggiato chicchi d’uva botrytizzata come fossero cioccolatini! Devo ammetterlo: un sapore estasiante, che ricorda le albicocche candite, l’uva passa di moscato, la cioccolata fondente… un’esplosione di gusto!
Chiesa di Saint-Louis des Chartrons
Oltre alla sacralità del vino e all’anima colorata del commercio, nel quartiere degli Chartrons c’è anche altro: la chiesa meravigliosa dedicata a San Luigi, Re di Francia.
La chiesa fu eretta tra il 1874 ed il 1880 in chiara architettura che richiamasse al gotico rinascimentale francese.
L’atmosfera al suo interno e suggestiva, cupa, con poche luci che accentuano alcuni dettagli. Un gioco di luci che rende profonda l’aria di sacralità.
Saint Emiliòn
Se avete letto il libro, Un’ottima annata di Peter Mayle, potete immaginare la bellezza dell’atmosfera che si respira diretti a Saint Emiliòn.
Saint Emiliòn è un borgo maestosamente medievale. Con circa 2000 abitanti si trova nel mezzo di un territorio profondamente vocato alla coltivazione della vite.
Il paesino, pulito e super curato, è silenzioso e arroccato su una collina scoscesa che domina dolci colline dove le viti crescono beate.
Per le strade , in una domenica d’inverno, l’unico suono oltre ai nostri passi era il leggero soffio del vento. Lasciata dunque l’auto, noleggiata a Bordeaux, alle porte di Saint Emiliòn, ci siamo incamminati verso il centro.
I primi chateau incontrati lungo la strada, chiusi per le festività, ci ricordano che siamo nel cuore della Gironda, distretto agricolo, in una domenica d’inverno… meglio non avere troppe attese da turista!
Un bagno nel silenzio
Il paese è quieto, tanti sono i turisti – per lo più spagnoli (riflettendoci, poi, non siamo così lontani dalla Spagna) – e pochi i locali ed i negozi aperti.
Si respira un’aria di campagna, pulita, serena, fredda. Le vigne sono rosse, attendendo l’arrivo della primavera, ed il cielo velato da nubi bianche e grigie. Si respira un’atmosfera malinconica, ma allo stesso tempo suggestiva.
Passeggiamo per il borgo, e la prima cosa che colpisce è l’architettura: non c’è nulla fuori posto. Tutto crea l’atmosfera, e le mille botteghe che si occupano di vino, anche se chiuse, presentano il territorio in un modo impeccabile. Bottiglie, di ogni prezzo, e storie di vino.
Qualche casa, un po’ malconcia, è in vendita. I prezzi sono alti.
Raggiungiamo il punto più alto del borgo, inerpicandoci per una stradina a gradoni che si fa sempre più pendente man mano che arriviamo in alto.
Ai lati, tra portoni e piante, piccoli ristoranti sono già pronti, dalla prima mattina, a servire i loro piatti.
Ci ritroviamo ai piedi della torre campanaria, che svetta maestosa su Saint Emiliòn e che si lascia ammirare anche da lontano. E’ la Torre du Roy.
A due passi c’è, poi, un complesso religioso che merita assolutamente il viaggio: il Chiostro dei Cordeliers.
Tutto il centro del borgo fa parte del Patrimonio dell’Umanità, e a giocare un ruolo di fondamentale importanza è la chiesa monolitica.
L’architettura religiosa, maestosa e meravigliosa – grazie ai giochi di luci che le vetrate antiche regalano – ci sospende in uno stato di ebrezza. Talvolta le suggestioni che evocano i luoghi di culto antichi, quando curati e non snaturati, non sono facili da spiegare. Lì c’è la storia di un popolo, di una terra, di una cultura.
Di vini e ritorni alla città
Indubbiamente l’economia locale è legata al vino ed al turismo che esso genera. La cantina “sociale” è aperta e sono disponibili alcuni giochi sensoriali per i più curiosi. Mettere alla prova il proprio naso – come si fa anche nei primi momenti di formazione durante il corso da sommelier – è sempre emozionante.
L’offerta è ampia: una mole incredibile di vini locali, con etichette più o meno note. La tentazione c’è… li assaggiamo tutti?
Bisognerà poi far ritorno a Bordeaux, la strada non è poca e bisogna percorrere un lungo tratto in autostrada. Quindi decidiamo di non rischiare. Torneremo, in un periodo diverso dell’anno.
La Cité du Vin: esperienze incantevoli
La Cité du Vin è un’esperienza, prima ancora che un museo, incantevole.
Già da lontano, brillante sotto i raggi del sole, la struttura a forma di camino, composta da lamine argentee, bronzee e dorate, si fa notare dai visitatori.
Raggiungere la Cité du Vin dal centro città è facile: a piedi o in tram si raggiunge il museo in poco tempo. Bisogna seguire il fiume, e dopo aver attraversato giardinetti, un piccolo e grazioso centro commerciale che si estende lungo la riva, ci si ritrova oltre un ponte dinanzi all’ingresso del “paradiso“.
Conviene comprare il biglietto in anticipo, via web.
L’esperienza da vivere è ampia, complessa ed articolata. Si sviluppa su più livelli e non racconta il vino di Bordeaux, ma il vino nella sua interezza.
La Città del Vino è uno di quegli strumenti promozionali del territorio e di un prodotto che l’Italia avrebbe dovuto proporre al mondo, ma l’occasione l’abbiamo persa. Se mai lo faremo, non avremo l’onore di dire: “Siamo stati i primi ad averci pensato“.
Immersi nella tecnologia
La prima cosa che salta all’occhio è l’apparato tecnologico che muove la struttura. Una guida vocale si attiva, in modo automatico, raccontando e descrivendo pannelli interattivi e video a seconda di dove passeggiamo.
Non c’è bisogno di premere bottoni o di selezionare le tracce audio. La guida ci accompagna facendoci dimenticare di avere un aggeggio in plastica con noi.
Aree tematiche raccontano il vino, le zone vitivinicole di Francia, Italia, Germania, Perù, Stati Uniti, Argentina, Sud Africa, Spagna, Portogallo, Medioriente ecc., si possono scoprire territori (per l’Italia le Langhe) e alcuni dei produttori raccontano le loro storie su pannelli dinamici e interattivi su cui possiamo giocare con le dita.
C’è una sezione dedicata alla storia del vino: l’arrivo della vite in Europa, la coltivazione ed il culto per il vino da parte di greci e latini, l’esportazione delle barbatelle in tutti i paesi d’Europa e la nascita del vino come concezione moderna. La nascita del Marketing enologico e così via, fino ad oggi… Questa è la sezione che probabilmente più mi è piaciuta: tutta in legno, con teatrini e marionette, giornali d’epoca, vasi, cocci… molto rustica e calda.
E poi il percorso d’arte, il rapporto del vino con artisti, scienziati, scrittori, attori…
Ed ancora il percorso sensoriale: giocare con i profumi, i colori, le sfumature, le consistenze. Un momento lungo ed immersivo per capire cosa ricerca un sommelier nel nettare divino.
C’è una sezione dedicata ai giochi, ed una in cui si può partecipare a convivi virtuali (finte tavole, dove ci si accomoda, e si finge di cenare con commensali famosi disquisendo di vino).
Degustazioni in terrazza
Il percorso esplorativo sensoriale è ampio, articolato e non ve lo voglio neppure spoilerare. Va vissuto. Penso, con profonda onestà, che sia uno dei momenti di avvicinamento al vino più coinvolgenti e profondi che si possa concepire.
La visita si conclude all’ultimo piano, su una terrazza che domina la Garonna e la città di Bordeaux che si apre all’orizzonte. Un banco di notevole dimensione accoglie numerose bottiglie, e tra di esse è possibile scegliere un vino da degustare in terrazza. Non ci sono bottiglie di pregevolissima fattura, ma si possono scegliere vini da quasi tutto il mondo. Cosa molto apprezzabile: non si presenta la Francia, mail vino nel mondo!
Un sorso di bianco, il sole alto nel cielo e un’aria frizzantina ci hanno concesso il miglior congedo da Bordeaux che potessimo sperare. Si è fatta ora di raggiungere l’aeroporto, recuperate le valigie l’Italia ci avrebbe atteso.
Conclusioni
Bordeaux è stata le meta di un viaggio piacevole, seppur breve. Una città incantevole, viva, dinamica, colorata e allegra. Il filo conduttore di tutta la storia che la racconta è il vino, non mostrandosi mai invadente, né eccessivo. C’è, lo si sente, ma non ti aggredisce.
Anche Saint Emiliòn è un viaggio che lascia il segno, per piacevolezza ed emozioni particolari: un borgo antico, meravigliosamente tenuto, dove il vino è il padrone, ma ti lascia libero di esplorare il mondo intorno senza saltarti addosso.
Il vino, protagonista-non protagonista di questo viaggio, è onnipresente, ricco, godurioso, elegante. Lo è insieme alla storia, all’architettura, alla tecnologia, all’esperienza che questi luoghi consentono di vivere. Non disturba mai.
C’è da dirlo, a cuore aperto: a Bordeaux (e a Saint Emiliòn), i cugini d’oltralpe hanno saputo dimostrare che il turismo si può fare con garbo, gusto e qualità!