Il futuro della mobilità: biciclette, elettrificazione, idrogeno?

Il futuro della mobilità: biciclette, elettrificazione, idrogeno?

Il mondo sta cambiando, potremmo dire evolvendosi in una nuova forma. Con esso anche una serie di elementi che caratterizzano la quotidianità dell’uomo.
Con uno sguardo molto euro-centrico, o comunque fortemente orientato all’occidente e ai paesi già fortemente sviluppati, possiamo dire che i vari modelli che ci hanno abituato ad un certo tipo di vita stanno trasformandosi. Uno su tutti, quello della mobilità (urbana, e non solo).

Ne parliamo qui perché è qualcosa che impatta nel nostro quotidiano, e sempre più impatterà, ma anche perché si ricollega a tante passioni, interessi, hobbies comuni ai più.

Mobilità: 2035

2035 è un numero non casuale. Rappresenta l’anno che, da previsioni, sarà un momento di frattura con il passato.
Ci sarà, secondo quanto previsto dall’Europa, un cambio di rotta forte, impattante: nuove prospettive tecnologiche si affermeranno, nuove abitudini ci caratterizzeranno, cambieranno le città, cambieranno le politiche, cambieranno i modelli di riferimento.
E se qualcosa cambia, cambia anche l’occhio con cui la si guarda. Nasceranno nuove soluzioni a vecchi e ancor più nuovi bisogni, ma anche critiche e problemi.

Il primo e immancabile, ormai, è il problema energetico: viviamo una profonda crisi energetica globale, con conseguenze devastanti su economia ed ambiente.
Pandemie, strutture sociali fluide, cambiamento delle abitudini di consumo del trasporto influenzano la vita di tutti. Così, anche il trasporto urbano.

Una sfida da vincere

Il futuro deve essere sostenibile. Ne va del benessere collettivo.
Come cambieranno le abitudini della mobilità?
Probabilmente, come si evince da studi realizzati dal PoliMi, andrà il crisi il concetto di mezzo privato. Le auto saranno, e non si stenta a crederlo, mezzi in sharing. Anche il trasporto pubblico avrà un ruolo primario, trasformandosi, ampliandosi, articolandosi e diventando sempre più smart.

Possiamo sintetizzare, sfruttando quando riportato dal booklet sulla mobilità del Politecnico di Milano, due filoni principali come segue:

  • Aumento della tecnologia sui veicoli privati e del trasporto pubblico, con ADAS sempre più evoluti;
  • Aggiornamento ed infrastrutture connesse;
  • Aggiornamenti incrementali dei veicoli;
  • Sviluppo di servizi su richiesta;
  • e-Carburanti, bio-Carburanti, idrogeno verde/blu;
  • Investimenti nell’infrastruttura elettrica;
  • Batterie e strade elettrificate;
  • Hub multimodali;
  • Restrizioni/costi sulla proprietà di mezzi privati;
  • Partenariati tra pubblico e privato per la mobilità;
  • Diffusione ZTL;
  • Rivalorizzazione delle attuali aree di sosta;
  • Incentivi alla mobilità condivisa e poco impattante sull’ambiente;
  • Smart-working (lavoro da “ovunque”);
  • Nascita di quartiere “da 15 minuti”;

Punti importanti, questi, sia a livello macro che micro-economico.
Basti pensare che i trasporti impattano per circa il 24% delle emissioni di inquinanti. Infine, non irrilevante, il business della mobilità non è certo di nicchia, ma ha un valore stimato di un trilione di dollari.

Mercato della mobilità: 3 trilioni di dollari
Mercato della mobilità: valore di 3 trilioni di dollari

La sostenibilità: politica e società

Una delle maggiori sfide della mobilità di domani è la sostenibilità. Non basta parlare di tecnologie, ma bisogna porre l’accento e l’attenzione sulle scelte politiche che verranno fatte dai diversi governi e dalle abitudini ed azioni che compie la società civile.

E’ pur vero che molti cambiamenti sono già in atto e sono visibili e tangibili.
Un esempio su tutti è l’uso di mezzi alternativi all’automobile: la bicicletta più di tutti, ed i monopattini a seguire.
A concorrere alla crescita reputazionale di questi mezzi alternativi concorrono sia il mercato automobilistico sempre più caro, sia la consapevolezza dell’impatto ambientale della locomozione privata motorizzata, sia la consapevolezza dei benefici sulla salute apportati da mezzi profondamente green e muscolari.

Non siamo esenti da rischi, però. Il consumo energetico e la sua gestione impattano direttamente sul futuro della mobilità.
Bisogna guardare alle infrastrutture, alle capacità produttive e distributive, alle sorgenti, allo studio delle fasi transitorie tra modelli.

Un domani che è già oggi

Mobilità a basso impatto ambientale, oggi, è un trend importantissimo. Numerose città, dove spesso imperversa la polemica politica, investono in ciclabili e infrastrutture atte a diffondere ed agevolare la mobilità dolce.
Anche il mondo dell’elettrificazione vive un momento di particolare attenzione e caciara politica.

Elettrico o carburante alternativo?

Un dilemma, quasi amletico.
Elettrico o carburante alternativo al fossile?
Non c’è, forse, una risposta immediata. Troppe campane suonano, scoordinate.
Se da un lato l’elettrico stenta a decollare per via dei consistenti costi d’ingresso (le auto elettriche sono ancora troppo costose per molti, ed anche installare colonnine/wall-box privati lo è), il parco auto attuale non è dismettibile nel breve periodo. Si ricorre quindi a combustibili alternativi.

E’ pur vero che nelle città più grandi e provviste di offerte adeguate di sharing dei mezzi di locomozione e di trasporto pubblico efficiente, le auto private vivono un momento di crisi esistenziale. Nelle altre realtà restano quasi un bisogno primario.

Strategie del cambiamento

Il cambiamento è necessario, ma la strategia per attuarlo non è una, unica e semplice.
Le scuole di pensiero battagliano su quale possa essere la teorica soluzione ottimale, eppur nessuna è la risposta valida al bisogno che si sta palesando all’orizzonte.

Per certo, da svariati studi, emerge che:

  1. bisogna creare un valido e resiliente sistema di trasporto, che sia accessibile a tutti, altamente inclusivo;
  2. consentire ai gestori/operatori un adeguato ritorno d’investimento.

Il panorama è complesso, articolato e talvolta spinoso. Eppure va affrontato.
Osservare i modelli costruiti in diversi luoghi, applicati valutandone risultati e contesti, aiuta sicuramente a far quadrare il cerchio in contesti molto complessi. Sfruttiamo, dunque, chi si muove in anticipo per essere dei second mover di qualità!

Combustibili, IoT, e nuove tendenze

Il panorama si fa complesso quando introduciamo molte variabili.
Una delle più rilevanti, nel dibattito, è sicuramente la scelta del combustibile o dell’elettrificazione.
Sono due elementi che, in realtà, potrebbero non essere in antitesi, bensì complementari.

Se l’elettrificazione risolve problemi importanti come l’inquinamento localizzato in città riducendo le emissioni nocive, riducendo l’impatto sonoro, è pure vero che non è – osservato in modo approssimativo – sostenibile nel lungo periodo. Bisognerebbe indagare i processi a monte ed a valle delle varie filiere produttive. Soluzioni esistono, discusse in nicchie particolari, meno attenzionate dalla stampa generalista.
Allo stesso tempo il combustibile alternativo diventa una sfida difficile da affrontare: l’idrogeno?

Un enorme fraintendimento c’è, in genere, quando si parla di idrogeno. Lo si rappresenta come un semplice sostituto della benzina e del diesel. Così non è.
Non è un elemento singolo, uguale a se stesso. Nella sua filiera si trovano mille punti di discussione, dalla produzione, all’uso, al trasporto. Temi spesso tralasciati dalla stampa mainstream in favore della sensazionalità dell’oggetto: è fatto con l’acqua. Non proprio.

Carburanti alternativi? Si, ma non economici. Difficili da produrre, non impattano così violentemente la produzione di CO2.

La realizzazione di strumenti di mobilità condivisa per ridurre il carico inquinante generale? Si, funzionano, ma richiedono un salto generazionale. Il digital gap che viviamo nella società odierna sicuramente influenza i risultati potenziali del modello.

Futuro a due ruote

Il grande dilemma delle infrastrutture

Tutto quanto ci siam detti fino a questo momento necessita di una premessa: le infrastrutture per rendere possibile il cambiamento.
Attuale è il tema dell’elettrificazione stradale: una strada che fornisce energia ai mezzi che la percorrono. Percorso evolutivo molto interessante, quanto complesso da sostenere.

Allo stesso tempo è già modello abbastanza affermato e consolidato, quello dello sharing. Attraverso questo approccio non si interviene direttamente sulla rete, ampliandola o evolvendola, ma sulla sua fruizione. Le infrastrutture attuali verrebbero desaturate e si trasformerebbero, quasi automaticamente, in maggiormente performanti (meno congestione, aumento d’efficienza generale).

Gli hub di mobilità multimodale sono un tema noto, ma sempre molto discusso. A Milano, ad esempio, se ne parla tantissimo anche se, in realtà, non si sta procedendo concretamente verso questa direzione.
Si tratta di punti nevralgici trasformati in hub per il trasporto, dove concentrando una serie di servizi, si organizza il sistema di mobilità in modo razionale e strutturato per fronteggiare una serie di necessità diverse e complesse.

I contributi e i finanziamenti verso forme di spostamento sostenibile, onerosi, facili ma spesso poco efficaci. Le tasse d’accesso a particolari aree (un esempio è l’Area C di Milano), che però rischia di trasformarsi maggiormente in uno strumento di consenso politico (aprire o chiudere) che in una soluzione realmente efficiente su larga scala.

La soluzione, insomma, non è unica. Sarebbe probabilmente auspicabile un mix ponderato ed equilibrato di modelli per soddisfare un’eterogeneità di bisogni davvero complessissima.

Il futuro della mobilità?

Tra domande, modelli e simulazioni la risposta non sappiamo darla con certezza. Qualcosa cambierà, questo è chiaro, è certo.
Concludiamo con parole non nostre:

L’insieme delle relazioni tra fattori di diversa natura evidenzia
la complessità dell’ecosistema della mobilità urbana, in cui le
tecnologie svolgono senz’altro un ruolo importante, attraverso la
mediazione di politiche e strategie che dovranno accompagnarne
gli sviluppi e assicurarne l’efficacia di adozione.

Centro di Technology Foresight del Politecnico di Milano

In questo spazio di dialogo e condivisione d’idee, però, ci piacerebbe conoscere il tuo punto di vista sul cosa possa accadere al nostro attuale modello di mobilità.

E le biciclette che ruolo giocano?

Le biciclette, che in questi ultimi tempi tanto stanno facendo discutere, soprattutto le comunità locali (Milano è una fucina di polemiche sul tema), che ruolo giocano nel cambiamento culturale?
Sicuramente primario.
Ma approfondiamo: l’Europa chiede agli Stati Membri di aumentare la quantità di strade ciclabili. Il piano “Cycling Strategy” chiede di raddoppiare la quantità di percorsi ciclabili entro il 2030.

L’Europa intende elevare la bicicletta a mezzo di trasporto quotidiano, al pari di auto e trasporto pubblico. Le due ruote a pedali, insomma, devono essere percepite non più come strumento sportivo e puramente hobbystico, bensì come strumento di mobilità dolce e centrale nel progetto di riconversione ambientale e psico-fisica del Vecchio Continente.

Un progetto complesso ed articolato

L’Europa chiede di investire sulla bicicletta.
Sono stimolate le attività di noleggio bici, di punti di riparazione e assistenza, incentivi all’acquisto e cospicui investimenti sulle infrastrutture (almeno in Italia assai carenti).
Opportuna sembra, infatti, anche l’indicazione ad investire in campagne di educazione alla mobilità (che, però, andrebbero estese non solo agli interessati potenziali al mondo del ciclismo, ma a tutti gli utenti della strada).

La bicicletta, infatti, apre a opportunità assai diverse. Oltre alla maggior semplicità di spostamento dell’utenza pendolare nel quotidiano, essa diventa opportunità di sviluppo di business: il cicloturismo è un campo di esplorazione assai stimolante.
Guardando ai numeri, un sondaggio redatto da IPSOS in 28 paesi restituisce una fotografia molto interessante delle preferenze dell’utenza della strada: il 49% degli intervistati possiede una bicicletta, solo il 26% però la utilizza a scopo sportivo, mentre ancor meno (il 10%) per raggiungere luoghi negli spostamenti quotidiani.
Dal sondaggio emerge anche un elemento assai importante: solo per gli italiani (su 28 Paesi) ritengono problematico il comportamento del ciclista su strada.
La bicicletta è un pericolo, secondo gli italiani, per i pedoni e per gli automobilisti (quest’ultima dichiarazione, stando alla pericolosità di un’auto, raffrontata a quella di una bicicletta, potrebbe essere rivista!). Ed ecco dunque sollevarsi la questione infrastrutture. con spazi dedicati, ci sarebbe meno condivisione degli stessi.

In tutti i paesi intervistati, comunque, emerge un chiaro trend: la bicicletta è il mezzo di trasporto che merita il favore maggiore rispetto agli altri.
Le opportunità di miglioramento ci sono, soprattutto nel campo mobilità, ma sta a chi vive la strada coglierle in modo opportuno. I pedali sono li, green e salutistici… voi che farete, li sceglierete per accompagnarvi nel quotidiano?

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