Vaia è il nome di una tempesta.
Correva l’anno 2018 quando Italia, Francia, Croazia, Svizzera ed Austria furono colpite da una tempesta violentissima.
L’arco dolomitico, in Italia, assieme al Triveneto registrò una mole ingentissima di danni.
Un disastro tra i monti
Pioggia, vento, una tempesta che ha causato danni importantissimi ai nostri monti. Oltre 200 km/h, la velocità del vento che soffiava violentissimo, con la pioggia scrosciante, tra le cime dolomitiche e l’arco alpino.
Un’immensità di alberi furono strappati dal suolo, intere foreste furono rase al suolo.
Tra Trentino, Friuli e Veneto il disastro fu ed è ancora tangibile.
Le stime dei danni, calcolo effettuato soprattutto in Friuli Venezia-Giulia, ammontano a 615 milioni di euro.
Il Veneto conta danni per 1,769 miliardi di euro.
Il Trentino Alto-Adige ha subito danni per circa 385 milioni di euro.
La Lombardia per circa 40 milioni di euro.
Ma non tutto è direttamente e facilmente stimabile in danaro, con Vaia sono morti 14 milioni di alberi sui monti d’Italia (41.000 ettari).
VAIA – face what matters
L’uomo è responsabile diretto o indiretto, quasi sempre, di ciò che accade al mondo che vive. Le attività antropiche, come già spesso abbiamo detto – e la scienza ci spiega e ripete da anni ormai – impattano sul mondo e restituiscono effetti non sempre piacevoli.
Ma l’uomo può, e deve, anche assumersi la responsabilità di riparare, in qualche modo, o almeno in parte, ai danni che arreca al pianeta.
Nasce così il progetto VAIA, proprio nel territorio più colpito dalla tempesta da cui, i fondatori, han scelto di rubare il nome.
Una missione importante
Il progetto VAIA si pone un obiettivo ambizioso ed importante: partire dagli alberi distrutti dalla tempesta, dal loro legno, dalla loro essenza e costruire un prodotto naturale, materiale, tangibile, essenziale ed analogico. Nasce il VAIA Cube.
Si tratta di un altoparlante analogico, progettato in-house e pensato per amplificare i nostri smartphone in modo meccanico. Senza elementi digitali, tecnologici. L’essenza del riverbero del suono, dell’eco, del suono e del legno.
Di VAIA Cube ne esistono più versioni, tutte simili, ma leggermente differenti.
Il classico, o modello base, è un prodotto che ha una sua unicità. Ogni Cube è diverso dall’altro, realizzato – come dichiara l’azienda – completamente da un artigiano. Ogni tocco di legno ha le sue caratteristiche uniche, gli anelli, le venature, i segni del tempo.
Complice la tipologia di legno utilizzata, l’abete rosso, l’amplificazione naturale è ottima.
Ogni Cube venduto, l’azienda si impegna a piantare un albero piantato sulle Dolomiti.
L’imperfetto
Esiste anche un VAIA Cube imperfetto.
Il nome, che pare avere accezione negativa, invece, richiama alla particolarità del legno adottato per la sua produzione. Figlio di alberi sofferenti, caduti in zone impervie, costretti alle intemperie, dove la natura ha plasmato i difetti come segno distintivo.
Ogni Cube imperfetto venduto sarà un albero piantato nella compianta foresta dei violini, nel parco di Paneveggio.
VAIA Cube Joy
Ulteriore variante è quella deniminata Joy.
Sono i VAIA Cube colorati. Anche essi contribuiscono alla rinascita delle foreste dolomitiche, sono sostanzialmente dei Cube base colorati. Forse, ma è un gusto personale, i meno belli perchè snaturati dell’essenza più pura del legno.
Un pezzo “unico”: design e materiali
Ogni VAIA Cube è un pezzo unico.
Quando lo si tiene tra le mani, il Cube restituisce calore. E’ tutto in legno, la sensazione tattile è piacevolissima. Manca il freddo dell’alluminio, o la gommatura antiscivolo.
Tra le mani si percepisce la ruvidità, non c’è cera, non c’è vernice a creare uno strato superficiale. Scorrendovi con le dita si toccano le rughe, le impronte dell’albero. La spaccatura, rugosa, si sente e si fa percepire nella sua unicità.
La sua forma, in ogni caso, è regolare. Pura geometria.
Le sue dimensioni sono 10cm x 10cm x 10cm.
Il cono che funge da amplificatore, con apertura principale sulla parte frontale, si unisce al porta cellulare posto sul lato superiore.
La dimensioni di quest’ultimo sono quasi universali (8,6cm x 1,2cm di profondità), lo rendono utilizzabile con la totalità degli smartphone in commercio – anche con la cover.
Troviamo poi, infine, un piccolo foro posteriore in basso che consente il passaggio di un eventuale cavo di alimentazione per lo smartphone che raggiunge la fessura.
Come suona?
La grande domanda è: come suona il Cube?
Il prodotto è pensato per essere un piccolo amplificatore naturale.
Per ascoltare il VAIA Cube è necessario utilizzare lo smartphone. E già qui, in partenza, bisogna ricordare che abbiamo un dispositivo non progettato per erogare musica. Ma scopriamo, brevemente, insieme… cosa succede?
Inserito lo smartphone nella sua fessura, aperto Spotify, schiaccio play e lascio fluire la musica.
Inizio con una band che mi piace ad ogni ascolto sempre di più, sono i Black Pumas.
La musica fluisce, e Colors suona leggera e spensierata. Ovviamente, complice la sorgente, manca la presenza di bassi avvolgenti. Anche la direzionalità del suono è evidente, e se ci si pone di fronte al Cube le note arrivano più definite che lateralmente.
Passimo a Slave to the Rhythm di un’altra artista sorprendente: Lady Blackbird.
Brano che si fa carico di sonorità calde, suoni corposi, bassi, una voce possente.
Il risultato è piacevole, con un’amplificazione evidente. Ovviamente manca la pienezza vera del suono (cosa che si apprezza con delle cuffie), ma sicuramente si beneficia di un’amplificazione pulita e cristallina.
Infine, ci concediamo un ascolto diverso. Tocca a ‘O Kafè di Ciccio Merolla.
Brano ritmato, dove tamburi e percussioni fanno da padroni della scena. L’amplificazione è evidente. L’assenza di corpo anche. Non è una questione di cono, bensì di sorgente. Se abbiamo uno strumento che riproduce musica in alta qualità, con bassi ed un’equalizzazione interessante, anche il risultato dato dal Cube sarà altrettanto piacevole.
Conclusioni
Forte, il suono. Importante, il progetto.
VAIA Cube è un oggetto importante, per valore morale, per prezzo, per cura del design. E’ qualcosa che fa colpo, quando tenuto su di un mobile in casa. E’ un oggetto pregiato, che contribuisce alla rinascita dei nostri monti.
E’ un amplificatore naturale, con tutti i suoi limiti… o meglio, con tutti i limiti della sorgente che adottiamo: uno smartphone non è un oggetto dedicato alla musica!
E’ bello, fa la sua figura, e Cube è qualcosa che, anche come gadget aziendale di alta gamma, fa la sua figura per qualità e impatto ecologico trasmesso. Felice di averne uno, più come contributo ad un progetto importante che come strumento di riproduzione musicale.