Il frutto della discordia, da quando ne ho memoria, è sempre stato un pomo. Era anche dorato!
Oggi, invece, scopro di non aver capito nulla: il vero frutto della discordia è una pesca gialla. Non una nettarina, ma una pesca a polpa gialla.
Bella, succosa, con la buccia rosso intenso e rigorosamente comprata da Esselunga, a Milano!
Esselunga ed il frutto della discordia
No, non ti devi preoccupare se, approdato su questo articolo ti scappa la domanda: “Ma di che stiamo parlando?”
L’oggetto del dibattere è uno spot pubblicitario realizzato dalla nota catena di supermercati, Esselunga, diffusa nel nord Italia. Prima di rincorrere strani pensieri, va premesso che lo spot è davvero molto semplice:
Una mamma è con la figlia al supermercato. Stanno muovendosi tra i reparti e, dopo un giro nell’area frutta e verdura (area che non è mai così bella e suggestiva, ahimè!) – dove stranamente non regna la fiera della plastica, come invece accade quando ci finisco io, in quel reparto! – la mamma si rende conto di aver perso la figlia.
Si mette alla ricerca della bambina. La trova vicino ad una cassetta di pesche. La bimba ne prende una, e insieme finiscono la spesa, passando per le casse: e non c’è neppure la fila!Tornate a casa le due giocano, chiacchierano. Un momento quotidiano come tanti.
Bussano al citofono. E’ il papà della bambina.
La piccola prepara lo zainetto, scende e saluta il signore. Entrano in auto, e qui scatta la sorpresa. La bimba regala la pesca al papà dicendogli: “Te la manda la mamma.”
Lui sorride, dice che le pesche gli piacciono, e che chiamerà la mamma per ringraziarla. La bimba sorride, lui guarda con occhi un po’ tristi la finestra di casa, e subito dopo entra in auto e i due si avviano per la loro strada.
Voi direte: “E questo è tutto?“. Si.
Questo è tutto.
Il messaggio dietro la pubblicità
Per chi ha scelto di soffermarsi con un minimo di attenzione sui particolari emozionali della pubblicità, probabilmente, sarà chiaro che il messaggio che Esselunga ha inteso inviare al pubblico è: oltre la spesa, quella fatta per sopravvivere, c’è di più. Chi fa la spesa, in quell’ambiente così comune e banale, il supermercato, ha dietro di se una storia.
Storia, quella personale, che si esprime anche nelle scelte d’acquisto.
Lo spot, aggiungiamo, va calato in quello che è il contesto di tutta la campagna di comunicazione che è stata pensata e sviluppata. Mai, davvero, isolare un elemento da un contesto: la comunicazione ed il messaggio passano attraverso i vari canali, coerentemente, collegati.
Questione di percezione, o polemica?
A conferma di quanto ho percepito dallo spot, sono andato a cercarmi se, sul sito di Esselunga, ci fosse qualcosa intorno alla campagna lanciata. Ecco, proprio sotto al video, trovo una sorta di spiegazione.
“La spesa non è solo un atto d’acquisto…” – è quanto trovate proprio qui su. La spesa va oltre il mero atto d’acquisto. Ci sono le storie delle persone, dietro.
Prima di guardare lo spot incriminato, però, soffermiamoci su altri elementi che arricchiscono tutta la campagna di comunicazione dell’insegna.
Che sapore ha un ricordo?
E’ questo il claim principale della campagna iniziata circa un mese fa (da oggi).
Per scoprirla in modo integrale, trovate al seguente (click) indirizzo l’intera playlist: Che sapore ha un ricordo?
Emerge l’intenzione di evidenziare come l’atto della spesa, semplice e quasi quotidiano, sia collegato all’emotività, alle emozioni. Lo si fa attraverso i ricordi di profumi, sapori, momenti di vita vissuta… così, accanto al cibo, alle cose di casa, appaiono persone, emozioni, sentimenti, umanità. La spesa va oltre il carrello.
La pesca della polemica
Perchè s’è innescata una polemica intorno allo spot di Esselunga?
Una domanda a cui non è facile dare risposta.
Si legge su Sky TG24: “Divide la pubblicità…(…)”.
Provo a leggere Repubblica, trovo: “(…) Sui social si è presto scatenata la polemica, con gli utenti sostanzialmente divisi in due fazioni (…)”; poi ANSA pubblica: “(…) Secondo diverse persone e’ un attacco alle famiglie con genitori divorziati.”
Quando i social iniziano a parlare, iniziamo pure a metterci le mani nei capelli.
Quando poi arrivano i politici a infilarsi nella questione, beh, il danno è fatto.
Tra psicoterapeuti e altre interpretazioni
Se ragionassimo con la logica semplice del purchè se ne parli, beh, Esselunga avrebbe fatto centro!
Mi domando: “E’ davvero necessario parlarne? Polemizzarne? Interpretare qualcosa di così commerciale, come uno spot pubblicitario?”
La storia ci mostra casi simili, ma non analoghi. Le aziende prendono posizione su temi sociali, e tralasciamo la coerenza tra i messaggi che si intende mandare e le azioni concrete a supporto, esponendosi. E’ questo il caso?
A mio avviso, e leggendo cosa vuol comunicare il committente dello spot, no. E’ un semplice spot emozionale. E’ giusto rifletterci su, ma farlo diventare un caso mediatico, costruendoci filoni narrativi paralleli, no. E’ troppo.
Se poi la pubblicità diventa oggetto per costruire narrazioni politiche, forse, abbiamo davvero varcato il confine della razionalità.
Però, anche qui, su questa pagina, ne stiamo parlando, no?
Esselunga, a modo suo, porta a casa un gran bel risultato: si sta facendo conoscere! E, lo ammetto, a me la storia “Pesca” ha davvero emozionato, quindi, di buoni risultati, per quanto mi riguarda, ne porta a casa due!