Il viaggio di cui parleremo oggi conduce dritti ad Edimburgo, ridente capitale della Scozia.
Edimburgo è una città ricca di storia e di storie: dalle numerose leggende sui fantasmi a quelle del mago più famoso di tutti i tempi, Harry Potter o per gli amici il signor Enrico Vasaio.
Una delle storie più mistiche riguarda proprio la nascita di questo viaggio, ed è avvolta nel mistero, così come lo sono tutte quelle sui numerosi fantasmi che abiterebbero la città.
Once upon a time…
In una grigia giornata di Gennaio, mentre preparavo l’ultimo e temibile esame della sessione invernale, le mie mani, prendendo magicamente vita per effetto della maledizione Imperius, sono state guidate sul sito di Ryanair ed hanno provveduto alla prenotazione del volo verso Edimburgo.
Le disgraziate, squattrinate come la sottoscritta, hanno optato per il volo più economico possibile costringendomi ad una sveglia ad oraro impossibile; a fare tardi come ogni volta e a dover sperare che il bus verso l’aeroporto andasse più veloce di una Nimbus 2000.
Arrivo ad Edimburgo
Dopo appena 2 ore e 30 di volo e una mezz’oretta di Airlink 100 sono arrivata ad Edimburgo.
Essendo ormai sveglia da almeno 6 ore, lo stomaco ha iniziato a farmi capire chi avesse il vero comando tra noi. Invece di assaporare, come era nei piani, una bella colazione scozzese mi sono ritrovata ad estrarre dall’involucro riutilizzabile e mangiare voracemente il mio panino seduta in pullman.
A saperlo prima avrei potuto farmelo affettare direttamente alla fermata, tanto il vento era tagliente (si, lo so, battutaccia! Almeno nella nostra storia, è mattino presto, concedetemelo!).
La Scozia da scoprire
Scendo nella New Town alla fermata più vicina possibile al mio ostello, situato nella Old Town, digito l’indirizzo sul navigatore – “Daje, solo 8 minuti di camminata!” – penso ingenuamente.
Alzo lo sguardo per vedere dove avrei dovuto dirigermi; abbasso lo sguardo per sperare in un errore, rialzo lo sguardo verso la strada… strabuzzo gli occhi, il mio cuore palpita e per poco rischio di avere un mancamento. Capisco che forse gli 8 minuti indicati sono solo il tempo che mi servirà per riprendermi da ciò che ho visto.
Il mio ostello sorge di fronte al Castello che, come la principessa Fiona quando Shreck e Ciuchino devono salvarla, si trova nella “stanza più remota della torre più alta” esattamente sul cucuzzolo più inaccessibile di Edimburgo.
Avanti, in marcia!
Armata di sali per riprendermi dallo shock, e di tanta rassegnazione, vado incontro al mio destino più carica di un mulo, perchè: viaggiare sempre, ma spendere per il bagaglio mai!.
Il segreto? Arrivare a stipare tutto il necessario in un povero zaino che implora pietà ed in una borsa piena a tal punto che quella di Mary Poppins finisce per chiedersi come sia possibile.
Le lancette fanno brutti scherzi!
Come se le mie disgrazie non fossero già state abbastanza, scopro di non aver letto bene l’orario del check-in e di dover passare, con tutte quelle cose addosso, ancora 4 ore. Ormai sfinita e sconsolata capisco che, per risollevare le sorti della giornata, dovrei ingurgitare più caffeina di quanto il mio cuore possa sopportarne.
Per evitare altri brutti imprevisti decido di concedermene solo una tazza.
Cambio, quindi, i soldi al No1 Currency sul Royal Mile, dove un addetto gentilissimo mi aiuta, come si fa con i bimbi, a capire l’ordine gerarchico delle mille monetine.
Mi dirigo, correndo più veloce di Speedy Gonzales, verso il mio amato caffè in attesa dell’orario della liberazione dalla pena dello zaino.
Un po’ di cibo non fa mai male
Lasciata finalmente la zavorra in ostello, faccio il mio secondo pranzo delle 5 del pomeriggio da Doctors, con un piatto che per molti potrebbe essere motivo di rinuncia volontaria alla cittadinanza. Forse addirittura condannabile come vilipendio alla bandiera: Mac&Cheese.
Beh che dire, ottimo e ricco di colesterolo (q.b.).
Poco dopo torno in ostello e mi addormento così profondamente che se il principe azzurro fosse venuto a svegliarmi altro che bacio, avrebbe dovuto tirarmi in faccia un secchio d’acqua.
Colazione e si parte alla scoperta…
Il secondo giorno è iniziato con una ricca colazione da 2,5 sterline presso il mio ostello: Castel Rock Hostel.
Dopo aver valicato colline, guadato fiumi e attraversato foreste incantate sono arrivata, in appena 45 minuti, al Giardino Botanico Reale di Edimburgo.
E’ più difficile trovare l’ingresso del giardino che quello della camera dei segreti, ma con un po’ di pazienza si accede ad un luogo incantevole dove si gode di una pace infinita. Sedendovi su una delle panchine presenti all’interno del parco, potrete rilassarvi e pensare comodamente a tutti gli errori che avete fatto nella vita (o almeno fino ad ora!).
La piccola cascata, il laghetto, i mille sentieri presenti mi hanno dato la possibilità di perdermi all’interno del parco, interpretando la parte della mia adorata Alice in Wonderland. Il vero problema è sorto quando ho iniziato a dare di matto assomigliando più al Cappellaio perchè non trovavo la via d’uscita!
La New Town!
Ripercorrendo a ritroso l’impervio sentiero torno nella parte di New Town a me più familiare e decido che di natura ne ero sufficientemente piena.
Era il caso di vedere come l’uomo fosse riuscito a dominare il creato, facendo un giro su Princes Street, via della perdizione a causa dei suoi numerosi negozi di fast fashion. Culmina con l’apoteosi del capitalismo: un centro commerciale di tre piani, dove penso di aver provato una quantità di vestiti pari a, come dicevano i miei illustri colleghi delle elementari: “sempre uno più di te, gne gne gne!”.
Proprio quando pensavo che le mie stanche membra mi avrebbero abbandonato, come d’incanto, mi si è dischiusa davanti agli occhi un’oasi amena: il piano ristoranti.
Qui, dopo aver sbavato davanti ad ogni singola vetrina, ho deciso di fiondarmi su un povero ed innocente (succulentissimo) burrito, la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Ah la vita, non si sa mai cosa ci riservi per il futuro!
Dopo il mio lauto banchetto, anche oggi consumato all’orario più assurdo possibile, mi concedo l’ennesimo caffè e mi dirigo a vedere il panorama da Calton Hill.
Punto panoramico preferito dagli abitanti di Edimburgo, che si trova a circa 500 metri dal centro commerciale.
Arrivo sù giusto in tempo per vedere il tramonto delle 17, potendo così ammirare un cielo tinto di un meraviglioso arancione Aperol.
Il colore del tramonto mi fa pensare che al mio secondo giorno nella Patria dei pub non ne ho ancora visto uno, ma, anche oggi, sono troppo stanca per non correre in ostello ed adagiarmi elegantemente a mo’ di pera secca sul mio letto.
The last day
Il terzo ed ultimo giorno inizia sempre con la colazione in ostello.
L’addetto mi riconosce e mi saluta, sarà forse perchè il giorno precedente l’unica cosa che non ho mangiato è stata il piatto?!
Ai lavapiatti và l’ardua sentenza!
Non contenta del dolore alle gambe (e per una volta non ai piedi grazie alle mie amate Puma Soft Foam ) provocato dalle “scalate” del giorno prima, decido di tornare nuovamente giù nella New Town per visitare gli incredibili giardini di Princes Street. Qui è piacevolissimo fare una passeggiata immersi nella natura, non percependo di essere nel pieno centro cittadino.
L’inizio dei giardini è situato alla fine del Waverley Bridge ed attraversandoli si giunge ai piedi del castello. Qui si trova la Parish Church, circondata dall’antico cimitero.
Il panorama è talmente suggestivo che anche il Corvo di Edgar Allan Poe sarebbe volato via dalla paura.
From New to Old Town!
Risalendo per l’ennesima volta nella Old Town mi sono diretta alla volta di Grass Market e successivamente mi sono fermata a Victoria Street aka Diagon Alley. Ho scelto di pranzare al Bow Bar con una Steak and Ale Pie che ancora oggi sogno la notte. Questa tortina salata è così buona da meritarsi almeno un remake di un Carme catulliano e quindi:
“Mi chiedi, per me, quanti morsi
dei tuoi, oh tortina salata, possano arrivare a saziarmi.
Quanto grande è il numero dei grani di sabbia della Libia”
(Catullo feat me, “Liber” carme 7 vv 1-3)
Trovandomi già in zona e, non essendoci la solita fila di cosplay urlanti dei giorni precedenti, non visitare il negozio-museo di Harry Potter mi sembrava un’eccessiva mancanza di rispetto nei confronti della fangirl che c’è in me.
Sono entrata in questo minuscolo spazio, che non mi sento di consigliare a chi soffre di claustrofobia, e sono salita, tra la paura di un cedimento strutturale, sù per le scale. Ho goduto dell’intera esperienza del mondo magico, concentrato in circa 40 metri quadri. La vera magia di quel posto era far entrare tutta quella roba in così poco spazio.
Assaggi di Medioevo
Come ultima tappa del mio breve viaggio in quel di Edimburgo ho visitato il Royal Mile. Ai miei occhi è risultato essere l’emblema della trasformazione delle tradizioni e della cultura di una città in attrazioni turistiche, tra scozzesi in kilt che espongono calamite e tartan ovunque.
Più che Scozia si respirava aria di “tutto a (se, magari) 1€”.
Gli unici elementi che davano l’impressione di essere tornati indietro nel tempo, facendomi sognare di essere finita tra cavalieri dalla lucente armatura e principesse dagli enormi abiti, erano l’assenza del doppio vetro e dell’isolamento termico degli interni.
Più che farmi sentire in una fiaba, però, mi davano l’impressione di essere stata catapultata in Hard Times di Dickens, dove l’unica cosa in comune che avevo con i bambini delle fabbriche era l’aria insalubre che si respirava.
Sono rientrata in ostello e, dopo aver dato la buonanotte per telefono alla nonna, sconvolta più per il mio andare a letto alle 18 che per il fatto che stessi dividendo la stanza con altri 13 perfetti sconosciuti, mi sono addormentata più velocemente di quando, sul sedile del passeggero, dico ad un amico che mi riporta a casa da una serata “Tranquillo, resto sveglia io!”.
L’ultima sveglia
Alle 3:30 del mattino suona la sveglia, mi vesto di fretta e furia, prendo tutti i miei bagagli e vado a fare il check-out.
Alla reception l’addetto, vedendo dal passaporto che sono italiana, decide che le 4 del mattino sono il momento ideale per fare conversazione e mi racconta del suo amore per l’Italia e di quanto vorrebbe visitarla.
Ringalluzzita da tutti quei complimenti alla mia terra natia, e gonfia di orgoglio patriottico, decido di fargli vedere che bel popolo sono gli italiani e gli rispondo, con il mio sorriso migliore, chiedendogli come mai avesse questo grande desiderio.
Mi ribatte che ha un amico italiano.
La conversazione DOVEVA finire qui ma no, io tutta contenta, decido di proseguire e gli chiedo come si chiamasse.
Maranza, il suo amico gli aveva detto di chiamarsi maranza. Con la faccia perplessa e senza tempo per spiegargli me ne vado.
Camminare di notte da sola per le strade di Edimburgo mi ha fatta sentire più al sicuro che camminare di giorno in alcuni quartieri della mia città. In una mezz’oretta di passeggiata ho raggiunto la fermata dell’Airlink 100 avendo fatto già sul bus dell’andata, per 7,5 sterline, il biglietto A/R.
Come sempre sono arrivata in aeroporto con estremo anticipo. Questa volta non mi sono affatto annoiata, anzi, ho usato le due ore a disposizione per cercare di capire come far entrare tutti i souvenir comprati in uno zaino che stava già esplodendo.
Ho chiuso gli occhi in aereo ad Edimburgo e li ho riaperti 3 ore più tardi a casa.