Palermo è devota a Santa Rosalia. Nel mese di luglio, quando il sole già scalda l’asfalto, la città si scatena per alcuni giorni onorando la memoria della “Santuzza“: c’è il Festino!
Una delle tradizioni palermitane, legata al culto della Santa, è la famosa “Acchianata di Santa Rosalia“. E’ un pellegrinaggio breve a Monte Pellegrino, in onore della protettrice della città.
Quest’ascesa, però, può essere per i fedeli, per i curiosi, per i turisti e per i devoti anche l’occasione di una piccola escursione naturalistica, un trekking extra-urbano piacevole e suggestivo.
L’Acchianata di Santa Rosalia
La Santuzza, il nomignolo che i palermitani attribuiscono a Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, richiama a se i suoi concittadini.
Raggiugere il Santuario di Santa Rosalia, su Monte Pellegrino, è possibile sia via mezzi pubblici (ci sono, e suggeriamo di usarli), sia con mezzi privati, in bicicletta o grazie ad un bellissimo sentiero escursionistico. E’ di quest’ultimo che vogliamo parlarvi.
“Acchianata” è il termine che, in palermitano, significa salita. La nostra inizia in Largo Antonio Sellerio, dove lasciamo l’auto.
Qui, ben segnalato, c’è il cartello che indica l’inizio della strada pedonale e che si trasformerà poi in sentiero.
La nostra passeggiata verso la Santuzza inizia con il tepore di un pomeriggio primaverile palermitano. Il sole ci scalda, pian piano i rumori della città lasciano spazio al canto della natura.
Il primo tratto di strada è ampio e introduce alla montagnetta che si scalerà. Ci si inerpica per curve strette e strade abbastanza ampie, circondati dai colori dei brillanti fiori di ginestre e fiori di campo. L’atmosfera è suggestiva, immacolata, rilassante. In lontananza si percepisce il mare e la vista si apre sul porto e sul golfo.
L’ascesa prosegue su una pavimentazione ben tenuta, ed il profumo della macchia mediterranea si fa sempre più intenso. Ricorda un po’ le fragranze godute nell’ascesa a Capo Gallo.
I tanti cactus, che spuntano da un terreno puntellato di margherite, si ergono a cornice del panorama che ci lasciamo alle spalle.
Una strada facile da seguire
Il sentiero è, oltre che ben realizzato, anche ottimamente segnalato. Se c’è pochissima possibilità di sbagliarsi, ogni tanto si incontra qualche interruzione in asfalto. Da qui passano le auto e le biciclette da corsa che puntano al Santuario.
Trovare la re-immissione sul sentiero è sempre facile: sono speculari, ma non mancano indicazioni ben realizzate.
Così, con il procedere del cammino, lungo quei 400mt di dislivello, pian piano la dimensione del sentiero va leggermente restringendosi e i profumi di fiori, incenso, mediterraneo, eucalipto, terra diventano profondi.
La strada che percorriamo è quella che, in passato, tanti pellegrini hanno calpestato e che ancora oggi è battuta dai palermitani. L’Acchianata è qualcosa che la città sente profondamente sua.
Un po’ di storia
Prima di tornare sul sentiero, proviamo ad inerpicarci per le strade che la storia ha scritto per noi.
Il pellegrinaggio – seppur breve – al Santuario dedicato alla Santuzza ha una data che assurge a ricorrenza. Non è il festino di Santa Rosalia, bensì la notte tra il 3 ed il 4 settembre.
La tradizione religiosa, in realtà, vuole che l’ascesa si faccia a piedi, che si dorma all’addiaccio nei pressi delle porte del santuario e che si offrano ceri ed ex voto a Santa Rosalia.
“Liberandosi da qualche bene, ci si libera da qualche male“
Altra tradizione legata al pellegrinaggio è quella degli sposi.
Il giorno del loro matrimonio, la coppia si reca alla grotta di Santa Rosalia per chiedere la benedizione delle nozze. La sposa dona il bouquet nunziale alla Santa e chiede in cambio protezione dalle difficoltà della vita per la sua nuova famiglia.
L’Acchianata è una sorta di reinterpretazione del viaggio di Santa Rosalia.
Lei, donna giovane, scelse di fuggire su Monte Pellegrino e rifugiarsi in una grotta… così il fedele, oggi, segue il cammino di un viaggio dal profano (la città di Palermo) al sacro (il Monte Pellegrino), mortifica la propria natura (lo sforzo fisico, l’ascesa) e raggiunge con l’espiazione la salvezza (il Santuario, il Paradiso).
C’è, poi, un corredo folkloristico di elementi che rendono l’Acchianata qualcosa che ricollega a se, oltre l’aspetto religioso (di cui sopra) anche quello culturale popolare, la tradizione, la società antica e moderna insieme.
Atmosfere suggestive
Il sentiero si fa sempre più bello e suggestivo man mano che si procede. La natura è rigogliosa, tutto è pulito e ben tenuto.
Seguiamo le curve ed i brevi rettilinei. Non c’è più la pendenza che abbiamo affrontato nel primo tratto, in basso. Adesso è tutto più morbido. Il caldo, anche se di primavera, c’è e si fa sentire.
Ogni tanto incontriamo qualche stele che indica il percorso, è antica e la strada devia leggermente dal percorso storico che, in una paio di punti, pare sia franato. E’ bello pensare di essere in città, ma allo stesso tempo immersi nella natura. Qui, infatti, siamo in un parco: è la Riserva Naturale Orientata Monte Pellegrino.
“Il più bel promontorio del mondo (…)”
Goethe, 1787 – Palermo
La Riserva Naturale Orientata di Monte Pellegrino
Questo angolo ameno, in realtà, meriterà sicuramente ulteriori escursioni – almeno da parte nostra! Ci sono svariati piccoli sentieri, percorsi dedicati alle MTB e punti panoramici da cui godere una città vicina eppur lontana. Silenziosa, eppur piena di trambusto. E’ un punto panoramico privilegiato su Palermo.
Nella riserva, poi, bisogna ricordare che furono rivenuti numerosi reperti storici.
Graffiti paleolitici nella Grotta di Niscemi, altri nella Grotta delle Incisioni, segni di presenza umana in epoca neolitica nella Grotta Addaura Caprara, in quella della Perciata e in quella del Ferraro.
Cosa davvero curiosa è la presenza, estremamente abbondante, di grotte. Se ne contano, censite, ad oggi 64. A quest’area si collega anche quella nota come “La Favorita“, andando a creare un corridoio naturalistico di circa 400 ettari che si avvicina e quasi congiunge con l’altra riserva, quella di Capo Gallo.
Passo dopo passo, respiro dopo respiro, raggiungiamo un’alta radura. Siamo vicini alla fine del sentiero. Da li, infatti, inizierà una piccola discesa su asfalto che condurrà direttamente al Santuario di Santa Rosalia.
Incontriamo tanti turisti, li sentiamo chiacchierare – chi in inglese, chi in francese, qualcuno con accento bergamasco, qualcuno in tedesco – e li vediamo venirci incontro sorridenti. Ci aspetterà sicuramente una bella sorpresa all’arrivo!
Seguiamo la strada asfaltata per un paio di minuti, voltata la curva sentiamo il vociare di qualche altro avventore che gode della freschezza di una spremuta d’arancia.
Raggiungiamo lo spiazzo antistante il Santuario e ci prepariamo all’ultima salita: la gradinata di scale che porta alla grotta.
Si, il santuario cela, al suo interno, una grotta. E’ li che la storia, o la leggenda, narra fosse stato rinvenuto il corpo della Santa protettrice di Palermo. E’ li che si conclude davvero l’Acchianata.
Saliamo.
Ci fermiamo per un attimo, uno soltanto, all’ingresso. Entriamo.
Un cortile interno ci accoglie, fresco e silenzioso. Dietro di noi la porta, su di noi la muratura prima, la roccia poi. Intorno ci sono spazi dedicati a statue, roccia, muschi, ex-voto, ceri, e poi proprio avanti ai nostri occhi l’ingresso alla grotta. E’ li che riposano le spoglie della Santuzza.
La Santuzza: fine dell’Acchianata
Percorriamo la passerella, entriamo nella grotta. E’ un luogo suggestivo. Fresco, quasi freddo. Al soffitto dettagli in metallo si fondono con la roccia. Tante sedute accolgono, immagino, la domenica frotte di fedeli.
Per nostra fortuna, la quiete ed il silenzio sono i padroni della scena.
Qui, si dice, fossero state ritrovate le spoglie della Santa. Di questa figura, carissima ai Palermitani, vi erano solo tracce in pubblicazioni storiche. Il suo corpo, i suoi resti, pare fossero scomparsi.
D’improvviso, però, una donna sognò la Santa. Ebbe questa visione: scavare li, in una grotta, perchè c’era qualcosa da trovare. Iniziarono i lavori di scavo ed emerse lo scheletro di un corpo umano. Analizzato, risultò essere quello di una donna. Si attribuì il ritrovamento al frutto di un miracolo, lo scheletro fu custodito, da allora, nella teca presente nella grotta e le spoglie di Rosalia trovarono riposo.
Restiamo ancora un po’ in silenzio. Ci guardiamo intorno, restiamo affascinati dal luogo.
Si fa però presto l’ora di doversi rimettere in cammino per tornare a valle, nuovamente a piedi.
Prima di rimetterci sul sentiero ci fermiamo un attimo a godere, anche noi, della freschezza di una spremuta d’arancia!
Con il sole che volge al tramonto, noi volgiamo i passi verso Palermo.
Abbiamo affrontato un percorso di circa 4km, con 400mt di dislivello, completamente assorti in un paesaggio bucolico, che ci ha regalato serenità… Abbiamo vissuto un po’ di Palermo come non ce la si aspetterebbe mai: fiori, cielo azzurro, profumo d’incenso, il mare lontano, il canto di mille uccellini.